Incontrare persone dal vivo è inutile, e questo è importante.
Ovvero, bisogna parlare degli arrosticini
Forse dovrei semplicemente arrendermi a dire che questa non sarà for the time being una lettera settimanale ma bisettimanale.
Aspe, bisettimanale vuol dire ogni due settimane o due volte a settimana? Vabbè.
Oggi:
Le mie prime esperienze in spazi non-virtuali
Quello che ne penso sulla storia della Pesca: spoiler, niente.
La storia incredibile di un truffatore dalla Liberia
dal digitale a ?
Uno dei motivi per cui la newsletter si era catastroficamente fermata è stato il mio tentativo di scrivere in modo dettagliato la mia esperienza al Perdonanza Village a L'Aquila di fine Agosto.
Volevo fare un lungo excursus sugli interventi, sulle persone, tutte cose, ma non s'ha da fa. È un compito scomodo e ho deciso di tenere dei pensieri solo per me.
Però, tra quello e un altro paio di occasioni ho maturato delle riflessioni sul tema 'fare cose dal vivo quando il tuo lavoro è fare cose non dal vivo'.
È stato interessante passare dal digitale al non digitale.
Da sempre1 faccio contenuti online, in mille formati e colori: mi piace tantissimo fare cose su internet, è il mio mezzo preferito.
Non mi vedo in un altro posto e non mi riesco a immaginare in una carriera che non comprenda il pubblicare qualcosa online.
È quello che mi piace perché posso raggiungere tante persone nel tempo e nello spazio, ma con più punti di contatto rispetto che ne so, alla tv.
Also, fare contenuti su internet è quasi gratis e li puoi fare senza chiedere a nessuno, e questo è meraviglioso, mentre in TV ancora non mi ci hanno chiamato.
Beh, quasi, ma non ne parliamo ora. Se sei un facoltoso produttore TV e mi vuoi, scrivimi pure.
Tornando a noi, quello a cui sono abituato è parlare a tante persone online.
Però è spesso solo un palco in cui semplicemente io mi rivolgo allo spazio, e anche quando c’è l'interazione non vedi i volti, le espressioni, la voce, e non condividi uno spazio fisico.
Continua a piacermi l'esprimermi online, ma forse ogni tanto serve anche avere una esperienza diversa.
Colleghi con inutilità
L'altro lato è stato conoscere io stesso altre persone che seguo online (e scoprirne di nuove); è stato bellissimo!
Ne elenco giusto per consigliarvele se non le conoscete già:
Tea Fonzi @buontea, Noemi Tarantini @etantebellecose, entrambe del podcast @lecomaridellarte,
Giacomo Moro Mauretto @entropyforlife,
Esmeralda Moretti @esme_psithurisma,
Simone Martuscelli (tra le altre cose della newsletter
),Silvia Kuna Ballero @thecriticalmartian,
Leonardo Canestrari de @avvocatoatomico.
Dulcis in fundo naturalmente Gaia Contu @gaiacontu che ha organizzato quel bell'evento a L’Aquila.
E ci aggiungo anche Beatrice Petrella @beatrixbarret del podcast Still Online, dall’evento successivo al Poplar Cult.
Le trovate sull'internet, cercate fate vedete.
Questo per me è stato super prezioso: alcune di queste persone le seguivo già, con alcune magari avevo già scambiato dei messaggi o delle parole in vario modo, ma conoscersi dal vivo è naturalmente una cosa tutta nuova, perché c'è una cosa che online non sempre c'è: l'inutile.
Quando scrivi per la prima volta a una persona online, soprattutto se è un collega, spesso è con lo scopo di fare una proposta, oppure di rispondere a qualcosa che l'altra persona ha pubblicato, insomma in ogni caso si parla con un obiettivo, con uno scopo.
Dal vivo non è così - dal vivo si può parlare di gusti di gelato, si può parlare del prezzo per cui venderesti tua nonna, discutere degli snack di mela del trentino, o chiedere se ci si fermerebbe a sentire un artista di strada;
si può fare il calcolo di quanta CO2 viene emessa per fare dieci arrosticini, o discutere di quali piatti regionali siano effettivo motivo di vanto verso le altre regioni, e si possono indossare inutili coroncine di fiori.
A proposito, è giustificato vantarsi degli arrosticini? E della carbonara? Quale piatto regionale in realtà non si merita la fama che ha? Rispondetemi pure via mail o nei commenti su questa importante questione gastronomica.
Questa roba, inutile, è fondamentale.
È super importante condividere cose inutili in questo mondo che ci invita a spremere produttività ed efficienza da ogni poro.
Chiudo qua ricordando appunto una frase bella e profonda uscita da una cena di quei giorni:
È incredibile, ma a tutti piace l'uccello bello
parlando dello strano fatto che a noi umani piacciano i piumaggi variopinti degli uccelli, che però a loro servono per la riproduzione della loro specie, mentre per noi non ci sarebbe nessuna utilità.
Non voglio pensare allo spot della pesca
La pesca di qua, la pesca di là. Vi dico in breve la mia sulla questione dello spot della pesca: non lo so.
Per molti giorni sono riuscito a resistere senza guardare lo spot e saltandolo ogni volta che capitava o ogni volta che qualcuno ne parlava;
alla fine l'ho visto ma non mi sono spinto a leggere quasi nessuna opinione.
Il perché è semplice: non ce la faccio.
Mi piace seguire l'attualità, e lo spot della pesca in realtà sarebbe proprio nelle mie corde, perché mi interessa molto il mondo della comunicazione online, di come socialmente interpretiamo quello e parliamo di quello che passa sui media - o 'midia'? ma li seguite i sondaggini che faccio su instagram? -
Per una persona che cerca di crearsi il proprio spazio nel panorama italiano dei social, parlare della pesca è manna dal cielo: è acchiappare un *trend*, cavalcare l'onda.
Io sono davvero pessimo a farlo; sono costantemente in ritardo: abbiamo fatto la live per parlare di Barbie e Oppenheimer l'altra settimana, per dire.
E un po' mi sento quasi in colpa, mi sento di perdere occasioni, ma in realtà va bene così.
Non si può fare tutto e non si deve per forza parlare di tutto. Anche se ti interessa, anche se magari potevi dare un contributo, va bene così. E son sicuro d’altra parte che tante persone più brave di me hanno detto cose più intelligenti a riguardo.
Non sto quindi dicendo che va bene parlare di *niente*, nei miei contenuti cerco sempre di parlare di *qualcosa*, anche se a volte non sembra o a volte non ci riesco.
Quello che forse devo cercare di accettare è di lasciare anche dei momenti fuori dal mondo dei 'contenuti'.
È un equilibrio da trovare. Voi che ne pensate? Avete mai sentito questa spinta a dover dire la propria su ogni argomento?
Cosine belle
🪩 Sentiamoci 50 minuti di DJ mix a base di musica Eurodance anni 90 da Book Club Radio, a me piace tantissimo anche per lavorarci. Al minuto 4 forse il mio pezzo prefe; unico difetto è che finisco a canticchiare per giorni 'Tú y yo a la fiesta, Tú y yo-oh-oh, toda la nocheeee'
👮♂️ La più bella truffa online che io abbia mai visto. Questa playlist parte da un palese messaggio di truffa di un tizio dalla Liberia che chiede dei soldi ma si trasforma in una storia assurda che non vi voglio spoilerare.
Se guardate una sola cosa questa settimana, guardate questa playlist.
🧑⚖️ Forse anche a voi Oppenheimer che viene interrogato ha ricordato una certa poesia sul volersi bene?
✈️ Magari vorreste tantissimo questa comodità cinese: immaginate che siete in aeroporto a cercare il gate e basta che vi avvicinate allo schermo e il computer riconoscerà la vostra faccia associandola alla prenotazione del biglietto e....oddio no aiuto.
È super interessante da vedere, però grazie ma no grazie.
🐰 Forse non siete mai state attente a sentire un coniglio che si mangia un lunghissimo gambo di dente di leone. Godetevi questo momento ASMR. Una delle cose che mi piace tantissimo di TikTok è come mi fa vedere gli animali.
E come sempre, grazie per la lettura. Questa stessa newsletter è un po' un esercizio di inutilità, ma mi rilassa tanto. Se vi è piaciuta, mandatela a una persona a cui potrebbe interessare, che ve ne pare?
E ci vediamo presto: prossima settimana (o quella dopo) parleremo delle nostre aspettative sulle AI, e sul ruolo dei passanti nei video social. 👋
(non da sempre in realtà)