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Apple contro tutt3, e lo YouTuber più grande del mondo è nei guai?
Il sottotitolo che avevo in mente non funziona più perché ho tagliato un pezzo
Hello peeps!
Questa è ora di pensiero (nome work in progress) la newsletter in cui vi racconto i miei pensieri sul rapporto tra la tecnologia, l'AI, il mondo di internet e gli umani, e vi dico le cosine belle su internet che ho visto ultimamente.
Ho pensato che magari una persona arriva qui senza conoscermi e quindi può essere utile una intro. Se non siete arrivati da altrove, mi trovate anche su Instagram e Threads, e spero presto di nuovo su YouTube.
Ho deciso di prendermi la calma di Ferragosto e il fresco del condizionatore per una newsletter fatta al volo. La scrivo direttamente in bella!! Oggi:
Apple vuole i soldi da chiunque, creator compresi, ma si trova sempre di più incalzata
MrBeast è nei guai? Emergono brutte cosette, ma facciamo un discorso più ampio
Un documentario interessante sull’uso dei social dall’esercito israeliano
Un cane che vuole pregare, ma davvero?
Apple vuole tutto
Premessa: vi scrivo da un MacBook Pro e sono il classico tizio con tutti prodotti Apple. Però diamine posso anche non essere d’accordo a volte con loro no?
Forse lo sapete già: Apple prende una percentuale da ogni acquisto fatto su App Store: quando compri una app o fai un abbonamento, Apple si prende il 30% di quel pagamento.
In diversi casi la percentuale scende al 15%, per esempio per chi è nell’App Store Small Business Program, composto da sviluppatori le cui app ricavano meno di 1 milione di dollari all’anno (la maggioranza in effetti), oppure per abbonamenti dal secondo anno in poi.
Google ha tariffe più o meno simili per il suo Play Store, ma Apple è notoriamente più restrittiva, e soprattutto non permette di installare app da fuori l’App Store (tranne che in UE, poi ci torniamo).
Ora, chiaramente la richiesta di una percentuale è ragionevole: Apple e Google mettono a disposizione “gratuitamente” gli strumenti e l’infrastruttura per creare e distribuire le app.1
Questo modello è perfettamente analogo al mondo dei videogiochi: anche i grandi store si prendono generalmente il 30% delle vendite, pensate a Steam o al PS Store di Sony. L’Epic Games Store invece ha una tariffa più conveniente, prende solo il 12% del ricavo, per prendersi fette di mercato da Steam. Vi ricordo che Epic Games sono gli sviluppatori di Fortnite, su cui poi torneremo.
Riprendendo Apple: nei giorni scorsi Patreon, la piattaforma di crowdfunding per creator, ha annunciato che da Novembre per ogni abbonamento a un creator fatto da iOS Apple prenderà il 30%. Essendo anche sul web, Patreon ha anche un altro sistema di pagamenti che non passava da Apple, ma il 30% sulla app è stata una scelta obbligata per mantenerla sullo Store.
Il risultato è che a rimetterci sono le persone che creano contenuti indipendenti, su cui alla fine ricade il costo: potranno scegliere se aumentare del 30% i prezzi degli abbonamenti, oppure semplicemente assorbirlo. Tenete conto che Patreon stessa prende una percentuale dai creator (visto che offre una piattaforma e un servizio), che va dal 8 al 12%.
Apple insomma vuole dai creator una percentuale maggiore di quella della stessa piattaforma, e come hanno fatto notare nell’ultima puntata del Vergecast, lo fa senza fornire alcun tipo di servizio a chi ha un Patreon. Patreon dà la piattaforma, ma Apple? Nessun beneficio.
Ciò che è particolarmente bizzarro è quanto appare brutta questa mossa: una delle aziende più grandi del mondo, a più alta capitalizzazione, che va letteralmente a raccogliere briciole da creator indipendenti?
Naturalmente questo tema mi sta a cuore essendo nella categoria colpita. Da sempre mi appassiona l’idea dell’internet come luogo virtuale in cui si raccolgono le persone, e soprattutto quell’idea di lavoro sostenuto da un gruppo che sceglie di contribuire direttamente. Penso che, pur con tanti problemi, sia una delle cose belle dei nostri tempi, e la vorrei vedere fiorire.
Tra parentesi, io su Patreon non ci sono, ma per le donazioni ho un Tipeee, che è un equivalente europeo di Patreon! In questo anno l’ho totalmente trascurato e per questo non lo pubblicizzo, ma nei prossimi mesi ho in programma di rilanciarlo. Ci tengo che i miei contenuti principali rimangano gratuiti, perciò vedremo un po’.
Concludendo sul tema, ciò che trovo ancora più bizzarro è che Apple faccia questa mossa in un periodo in cui è sotto crescenti pressioni per via delle sue possibili azioni anticompetitive:
l’UE con il DMA ha obbligato Apple ad aprirsi a store di terze parti per le app, e proprio l’altro giorno Fortnite è tornato su iPhone in UE tramite il nuovo store di Epic Games ma anche su AltStore. It’s a whole thing.
Dovrà aprire, anche in USA e altri paesi oltre che in UE, l’utilizzo del chip NFC per i pagamenti (che finora erano possibili solo con Apple Pay)
Apple in UE finalmente permetterà a Spotify di mostrare i prezzi dei suoi abbonamenti nella app, dopo una lunga battaglia legale
Gli USA stanno facendo causa ad Apple per un possibile monopolio sugli smartphone (ricordate che in USA ci sono in percentuale molti più iPhone rispetto al resto del mondo dove Android va per la maggiore).
Vedremo come andrà a finire…PS: sulle questioni dell’App Store avrei potuto fare un rant lungo il triplo raccontandovi altre vicende annesse per un quadro generale, ma ho l’impressione che non freghi a nessuno; datemi feedback! se vorreste cose più lunghe o più corte o più medie o più qualcosa.
O viceversa reach out se qualcuno vuole degli articoli su questa robetta, perché ad oggi la mia è tutta nerdaggine poco utilizzata.
MrBeast nei guai?
Speaking of creators, passiamo a MrBeast, l’attuale re di YouTube. Recentemente sono iniziate a diffondersi alcune accuse su di lui e sulla sua azienda.
ha fatto un ottimo excursus sul suo podcast Power User che vi consiglio. Detto in breve, le principali accuse sono le seguenti:sono emersi dei messaggi problematici di Ava, una sua stretta collaboratrice, con una minorenne; di risposta Ava si è staccata dall’azienda e da MrBeast. Di questa cosa però non parlerò perché è above my pay grade e penso sia separato dal nucleo di cui vorrei invece trattare.
MrBeast sta lavorando a un gameshow per Amazon Prime Video, e sembrerebbe che le condizioni dei concorrenti sarebbero abbastanza…eh.
un ex dipendente di MrBeast ha iniziato una serie di video su YouTube mostrando tutta una serie di problematiche sulle operazioni di MrBeast, tra presunte lotterie illegali, video ai limiti della tortura, e così via — nice stuff.
Se volete immergervi nel drama, il podcast di Lorenz ha tutti i giusti puntatori ad approfondire, qui invece vorrei parlare di vibes.
In una lettera passata avevamo già brevemente parlato di MrBeast, e oggi mi sento di rafforzare quel sentore su cosa rende MrBeast problematico.
In ogni intervista MrBeast dice che il suo obiettivo è essere il più grande youtuber del mondo e che lavora come un ossesso per questa cosa, e io ci credo.
Penso che Beast sia sincero quando racconta qual è il suo obiettivo, e penso che la sua storia mostri che per questo fine molti mezzi vengono giustificati.
In qualche modo penso che nella sua strategia quello che fa con i video è solo strumentale all’obiettivo.
Aiutare le persone con i vari video ‘ridò la vista a 1000 persone’ o ‘costruisco 100 pozzi in Africa’ non viene fatto con l’obiettivo di aiutare quelle persone, ma perché per coincidenza fare questo tipo di azioni sbrilluccicose attira molto pubblico in modo ‘comodo’. È performativo senza aggiungere lo step successivo di tensione contro problemi strutturali della nostra società.
Come quando ci chiedevamo se la storia ‘All Eyes on Rafah’ avesse senso: per capirlo non potevamo solo guardare l’immagine in sé ma dovevamo anche osservarne il contesto.
Allo stesso modo, se guardiamo solo a MrBeast che fa beneficenza stiamo osservando un lavoro a metà, che mantiene e non si fa domande sullo status quo in cui la soluzione ai problemi è che qualcuno più ricco ti scelga per comparire nel suo video.
Il secondo video di DogPack404, l’ex dipendente di MrBeast, è in gran parte una intervista a Jake Weddle, un altro ex dipendente che racconta di un video mai uscito sul canale di MrBeast e poi riformulato.
Il video in questione doveva essere ‘N giorni in totale isolamento’, e se questa premessa già non vi sembrasse rischiosa, Weddle racconta che le luci nella stanza non venivano mai spente e altro che potete sentire direttamente nel video.
Non mi perdo nei dettagli perché penso che non sia nemmeno così importante se tutte le accuse fatte a MrBeast siano vere o siano esagerate.
Il vero problema di MrBeast penso sia nella struttura stessa della visione del mondo promossa dai video, e anche nelle modalità usate per mandare avanti la baracca nella pratica.
Quando con la promessa di soldi spingi una persona a gesti abbastanza estremi e quella persona accetta perché ha abbastanza bisogno di quei soldi…
Se la serie originale di Squid Game era una critica al capitalismo (prodotta da…una grande azienda, vabbè), qual è il messaggio della versione di MrBeast di Squid Game e soprattutto del corpus dei suoi video?
Non penso che MrBeast sia malvagio o esplicitamente malintenzionato.
Penso che sia immerso in un sistema e navighi nella sua corrente senza farsi troppe domande e senza alzare la testa, ed è per questo che penso sia utile problematizzare questo tipo di contenuti, anche perché MrBeast fa solo intrattenimento, ma nel momento in cui c’è un focus così grosso sul denaro nei suoi contenuti non si può sfuggire dal tema.
Diversi dei video di MrBeast sono intriganti e hanno delle idee interessanti, e sicuramente non è da tutti creare un impero simile. Proprio per questo penso sia utile parlarne e domandarci che messaggio manda questo impero, e su cosa è stato costruito.
Cosine belle
Avevo altro di cui parlare ma chiudo qui sennò come al solito non esce mai questa lettera, quindi andiamo sulle cosine.
📖 Su YouTube trovate la versione integrale del mio intervento al Salone del Libro da ROI Edizioni, ci facciamo due chiacchiere su ‘Cosa gli algoritmi sanno di noi e cosa noi sappiamo di loro"‘! Grazie ancora per lo spazio datomi :)
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dà alcuni consigli interessanti di ‘digital detox’ che vi condivido anche se è passato ferragosto; in futuro avrò dei pensieri e consigli in tema, ma sto ancora ruminando e digerendo (e leggendo)🐶 Questo cane vuole una preghiera prima di mangiare e non accetta compromessi. Non avete bisogno di altre informazioni.
💧 Questa inchiesta che ha vinto lo European Press Prize per Investigative Journalism sui giacimenti petroliferi in Iraq di aziende estere (Eni compresa) che lasciano senza acqua le comunità locali. Super interessante, di Sara Manisera e Daniela Sala.
🤖 L’ultima puntata della serie sull’uso della tecnologia in Palestina che abbiamo realizzato con Scomodo: come viene usata l’AI per bombardare i palestinesi. Il video riprende questo pezzo di +972.
📱 Sempre in merito alla questione palestinese,
, una nuova pubblicazione del giornalista Mehdi Hasan, ha prodotto un documentario interessante che mostra l’uso dei social da parte di soldati israeliani:Potete vedere i primi 10 minuti gratuitamente qui
🦭 Per finire, non c’è letteralmente niente di meglio che guardare una foca che dorme.
Come sempre, grazie per la lettura.
Ci vediamo presto senza promesse perché tanto rischierei di non mantenerle 👋
Ci sono giusto un paio di costi: per pubblicare una app su App Store bisogna avere un account sviluppatore da $99 l’anno (o $299 per enterprise), mentre per il Play Store bisogna pagare una registrazione di $25 una tantum.
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