Sono qui perché posso fare il c***o che mi pare, in senso buono (spero).
I social non sono mai il nostro posto.
Dopo una lunga pausa, rieccomi qui a scrivere. Non mi dilungherò sul perché la newsletter non sia uscita in questo periodo, ma voglio dirvi che ci tengo. Oggi:
Instagram e Threads non sono il luogo della politica, eppure ne abbiamo bisogno
Ogni tanto trattare male la tecnologia è bello
Abbiamo sempre gli occhi foderati di qualcosa: quante Smart ci sono nella tua città?
Il miglior account per avere i riassunti dei film
Hello, internet
(Come il primo podcast che ho seguito, e che mi manca un po’)
Long time no see! Due brevi parole su questa pausa. Intanto ringrazio le persone che sono arrivate, nonostante non abbia pubblicato nuove lettere.
Grazie, e grazie a chi ha consigliato e sta consigliando la newsletter, I owe you one 💞.
Il motivo della pausa è il più banale della storia: ho avuto tante cose a cui badare, tra cui un trasloco, da cui ho imparato che…ho troppi oggetti. Vorrei la metà delle cose che possiedo, ma allo stesso tempo sono pieno di roba che non butto perché “non si sa mai”. Ci penserò poi.
C’è un’altra concausa di questa pausa che ricordo distintamente: volevo fare un numero bello per l’inizio dell’anno, volevo raccogliere le cose più belle che avevo letto o visto nell’anno, fare dei buoni propositi, ecc ecc.
Pessima idea: sono andato in overhype da solo su me stesso, e non è la prima volta. Spesso mi scordo che è meglio uscire con qualcosa di mediocre che non farlo. Done is better than perfect o qualcosa; quindi dai, cercherò di fare lettere un po’ più brutte d’ora in poi, così escono.
Quello che è sicuro è che non voglio abbandonare questa lettera, perché:
Questo è un luogo importante, perché faccio quello che voglio
Tutto il mio lavoro è un enorme castello di carte che si poggia sui social, il che è pessimo: quello che faccio dipende tutto da quanto sto simpatico al signor Zuckerberg, al signor Mosseri, al signor Chew, al signor Pichai, e al signor Mohan.1
La maggior parte delle persone che raggiungo le raggiungo senza averne controllo, tramite i magici algoritmi dei social. (E ci sono molti vantaggi, don’t get me wrong).
Pure Substack è una piattaforma con dei chiari problemi. Ma se non altro almeno posso conoscervi direttamente e portarvi via con me se (quando) me ne andrò da qui: ho le vostre mail.
E posso scrivervi quello che mi pare: non c’è algoritmo che valuta come va quello che vi dico, non c’è filtro.
Ci sono io, le mail, e la vostra fiducia nel concedermi uno spazio nella vostra inbox, di cui vi sono infinitamente grato.
L’altro giorno ho svuotato le mail, e ora sto lottando per tenerne poche: non è facile. Ora ne ho 21 nella inbox, vi aggiornerò. But I digress: tutto ciò per dire che Meta senza dubbio mette voce in capitolo a ciò che guardiamo sui social, e ora ha deciso che vuole sempre meno che parliamo di politica. Sì, vabbè.
Da Febbraio Meta ha annunciato che avrebbe limitato i consigli a contenuti che “trattano di temi politici”: già prima non consigliava reel di questo tipo, e quindi non vengono diffusi a meno che non si segua quella pagina, e ora smetterà di farlo anche per la pagina esplora e per i post.
Permetterà però un opt-out per chi voglia comunque avere raccomandazioni su questi contenuti. Bene, ora la funzionalità sta uscendo (credo per ora solo in USA o comunque non da noi) e quindi possiamo vedere come funziona questo bottone, e perché è un problema, sia in pratica che in potenza.
Guardate qui da CNET dove si trova il pulsante, e contate che non arriva nessuna notifica che sia attiva questa funzione; in quale universo una persona lo scopre da solo? Ma il problema è più profondo:
Ma che cos’è questa “politica”? C’è fisicamente una città stato o no?
In altre parole, quando Meta dice “trattano di temi politici”, che vuol dire?
Quanti millenni di filosofia ci sono dietro questa domanda a cui Meta vuole dare una risposta netta.
Mi fa venire in mente questo post che ho visto l’altro giorno, che riprende il documentario “What is a woman?” di Matt Walsh, personaggio della destra USA che è andato in giro a porre questa domanda totalmente tendenziosa per fregare chi supporta la transizione di genere. Giuro che il collegamento c’è mo arrivo.
Il punto è che definire le cose è un casino totale. Quando parliamo di AI ci chiediamo cos’è l’intelligenza? Cos’è la coscienza? Cosa vuol dire ‘capire’?
Cos’è la vita? Cos’è la pornografia? E cos’è una donna? Noi umani cerchiamo sempre di inscatolare l’esistenza, ma i bordi sono sempre un po’ sfumati. (Vi rimembro un mio vecchio video sull’ordinare i libri).
“Cos’è una donna?” è una domanda che viene posta con l’arroganza di volere una risposta puntuale, semplice, immediatamente comprensibile, ma è impossibile da fare bene senza buchi.
Penso che per la politica sia lo stesso: ci sono alcune cose che ovviamente tutti riconosciamo essere politica, che ne so, un candidato politico che invita a votarlo. Ma dove sta la linea?
Negli ultimi anni la mia opinione si è avvicinata sempre di più a pensare che sostanzialmente tutto sia politica.
Nel senso che tutto quello che facciamo alla fine entra in relazione con le altre persone ed è influenzato a sua volta. Pure questa lettera è politica, e lo sono pure la scienza e la tecnologia…compresa questa decisione di Meta.
Proprio l’altro giorno è capitato questa piccola svista di Meta che aveva bloccato su Threads tutti i link del Kansas Reflector, una testata che per coincidenza aveva appena pubblicato questo articolo :)
[Update 8 Aprile sotto]
L’articolo parla proprio della difficoltà di parlare e fare promozioni in tema cambiamento climatico perché Meta li considera argomenti politici da limitare.
Ma è stato un piccolo quiproquo un fraintendimento una svista non pensate male dai, lo dice Andy Stone di Meta :)
Tra l’altro lo dice su Twitter e non su Threads, ok bro. (Update, Mosseri ha riconfermato su Threads che è un bug; magari è pure vero eh…)
Ora, bloccare un articolo in modo così palese è una roba scema e infatti la notizia è subito arrivata ovunque e Meta ha aggiustato, però si possono fare tante cose ben più subdole per influenzare la politica.
[Update: ci sono dei fattori che fanno effettivamente pensare che sia stato un problema ‘tecnico’: questo thread mostra che effettivamente i siti bloccati avevano delle cosette che li potevano far segnalare come anomali:
That being said, delle tecniche che effettivamente limitano link esterni e simili non sono nuove ai social. Sappiamo bene che su Instagram non si possono mettere link nei post, oppure Twitter aveva bloccato e/o nascosto ogni link a Substack quando aveva lanciato le note, o bloccava i link a Mastodon, insomma naturalmente ci si fa la guerra, ma sono anche gli utenti che ci finiscono in mezzo]
Non dico che necessariamente tutto ciò che fa Meta sia volto a precisi obiettivi politici. Penso che purtroppo banalmente Meta voglia solo…non avere rogne, e gestire questioni un po’ più palesemente politiche lo è. È quello che ha risposto lo stesso Mosseri, a capo di Instagram e Threads, in risposta ad Alex Heath di The Verge:
“Dalla prospettiva della piattaforma, qualsiasi engagement o guadagno aggiuntivo che arriva [dalla politica e dal giornalismo] non vale la pena dello scrutinio, della negatività (siamo sinceri) e dei rischi di integrità che si porta dietro”.
E questa cosa… è anche vera. È un enorme sbattimento tutto ciò, proprio perché un po’ tutto è politica.
Il problema è che secondo me abbiamo tantissimo bisogno di un luogo politico, bisogno di parlarne esplicitamente, di confrontarci. Ma dove lo faremo? Soprattutto ora che Twitter è un posto molto meno accogliente.
Perché, e arrivo al punto, per alcuni di noi e per alcune questioni apparentemente è possibile mettere la politica di lato parlando di ‘sport, musica, moda, intrattenimento’. Ma questa roba non vale uguale per tutte le persone.
Per certi gruppi, la propria intera vita pubblica è contestata e politicizzata, perché c’è chi non vuole accettare l’esistenza stessa o lo stile di vita di qualcuno.
E allora separare ‘sport, musica, moda, intrattenimento’ dalla ‘politica’, forse è un privilegio che non tutti abbiamo.
Penso che questo fosse un buon tema per tornare qui, in cui le mie parole e i tuoi occhi sono sì, comunque mediati da tecnologie intrise di valori politici e visioni del mondo, però magari c’è un algoritmo diverso in meno.
Che per carità, è bello eh, ma non ci vivrei.
Prendi una tecnologia…trattala male
L’altro giorno ho notato che la mia immagine profilo ha i capelli corti, e io ora ho i capelli lunghi perché non ho sbatti di andarli a tagliare. Perciò ho pensato vabbè, facciamo delle foto nuove carine. Il popolo su Instagram ha overwhelmingly votato per quella che ora ho sul profilo.
Ma in realtà ce n’è una venuta male che trovo molto bella, vi spiego che è succ:
Ho scattato da solo, ho fatto le varie pose, robe, colori ecc, però a una certa mi sono rotto, quindi ho spento la fotocamera e levato la SD. Avete presente quando vi accorgete di qualcosa ma è troppo tardi perché ormai il corpo si è mosso? Ecco, ho notato che la fotocamera ancora stava scrivendo sulla SD, ma ormai era troppo tardi, avevo levato tutto.
Il risultato è che tutte le ultime foto sono venute corrotte e tutte incasinate…ed è fighissimo! È uscita questa qui che mi piace tanto:
E niente, penso ci sia un nucleo di qualcosa di interessante, il fatto che cerchiamo sempre tecnologie affidabili, che fanno quello che vogliamo, ma a volte ottenere l’inaspettato ci regala qualcosa di nuovo. Forse anche per questo l’AI generativa è affascinante da un certo punto di vista (oltre che problematica da altri).
Ma le vedo solo io tutte queste Smart?
Allora, io penso di essere una persona tutto sommato che cerca di sapere come va il mondo, che si informa. Sono una persona interessata al mondo dei dati, alla politica alla società alla vita mondana ecc ecc e sono un tipo riflessivo, insomma cerco di non farmi trarre in inganno.
Eppure l’altro giorno sono caduto dal pero per una roba scemissima.
Che succede: smetteranno di produrre le Smart Fortwo, le macchine a due posti, quelle che si vedono spesso in giro avete presente?
Ecco, può esse di no: può esse che non avete presente e può esse che non le vedete spesso in giro.
Da questo post di Starting Finance ho scoperto che per molti anni l’Italia è stato il primo mercato della Smart, ma non solo:
Delle 600mila vendute in Italia dal lancio nel 98, 200mila sono state vendute a Roma.
Roma è la città CON PIÙ SMART FORTWO AL MONDO.
Questa cosa mi ha scioccato quasi più di quando Sam Altman è stato licenziato da OpenAI. Cioè per me la Smart era un veicolo piuttosto comune, le ho sempre viste e non ci ho mai fatto caso. Come dire, mi immaginavo che nel mondo ci fosse un numero comparabile di Smart a quelle che vedevo io nella mia vita.
Perché dovrebbe essere diversamente?
Il primo campanello d’allarme me lo ha lanciato il caro
Il primo commento sul post appunto è:
Quindi niente…può sempre capitare che qualcosa che tu reputi totalmente normale, in cui sei immerso da sempre, in realtà sia molto diverso dal resto del mondo. Stiamo sempre pronti ad accogliere nuovi dati.
Cosine belle
Mamma mia quanti link avrei! Solo pochi dai:
🎙️ Ho iniziato un podcast! Che in realtà è un po’ una espansione di questa sezione se ci penso.
Con
Lunedì avremo la prima puntata live su YouTube alle 18:30! Sentiteci dai! Parliamo con…vabbè lo vedete su instagram
🎤 Ma perché i creator tengono i microfoni in mano adesso? me compreso. Non ha senso! Un bellissimo video saggio di Tom Nicholas
🐶 Sono ossessionato da questo cane che sta seduto a tavola BRAVISSIMO. Non mi stancherò mai di guardarlo
🎥 Vi è mai capitato di non ricordarvi bene la trama di un film? Questo account fa i riassunti dei film usando solo gif di gatti. Ecco La città incantata. Tutto giusto.
Bene, ce l’abbiamo fatta. Prima che Substack mi redarguisca vi saluto, i topic per la prossima sono già pronti quindi spero di farla uscire presto byebye 👋
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