ChatGPT non serve a niente.
Un anno di AI generativa. Ma se il mio gatto non c'è più, è inutile.
Inizio a scrivere l'incipit questo post seduto per terra, accanto al mio gatto morente, mentre trattengo le lacrime e rifletto.
Pubblicherò questa lettera quando Paffy se ne sarà andata, per ricordarmene.
E per dire che ChatGPT non serve a niente, anche se servisse a tutto.
Proprio oggi, un anno fa, (30 novembre) veniva rilasciato ChatGPT al pubblico. Un anno fa la mia vita era completamente diversa. Forse era diversa la vita di chiunque, tra noi privilegiati che abbiamo accesso a questi sistemi.
Non mi ricordo i primi messaggi che ho provato a scrivere a ChatGPT, ma in realtà non era una totale novità per me.
Con GPT anzi avevo già avuto una storia di morte.
A febbraio 2022 pubblicai questo lungo video, che al momento si intitola "parlare con i morti, con ChatGPT":
Nel video racconto due storie: quella di Joshua Barbeau, e della sua fidanzata Jessica, e quella di Eugenia Kuyda e del suo amico Roman. Ve lo giuro, ChatGPT c'entra.
In queste due storie racconto la morte di Roman e di Jessica, e della loro breve risurrezione tramite dei chatbot AI modellati su di loro.
Se vi interessa potete andarle a vedere nel video. Quello che importa è che nel pensare a queste storie mi ero imbattuto in GPT-3, che era già disponibile.
Già allora mi ero divertito e stupito delle capacità di questo modello, eppure mi sembrava una roba per nerd, dalla mediocre utilità.
Un anno e mezzo fa non potevo immaginarmi la mia vita di ora. Non posso davvero lamentarmi, e ne sono immensamente grato;
il mio lavoro comprende letteralmente fare meme e inventarmi degli sketch stupidissimi che mi fanno ridere da solo.
In realtà, la cosa più bella non sono i meme. Ci penso da un po' di giorni;
la cosa più bella in assoluto è il fatto che sto stringendo legami e amicizie con persone che ammiro e stimo.
Non faccio i nomi per codardia e per non lasciare persone fuori, ma forse tu che leggi sei una tra queste, e in ogni caso ti ringrazio per essere qui :)
Si può dire che in parte tutte queste cose belle che ho il privilegio di fare siano un po' merito di ChatGPT, o più che altro della enorme attenzione mediatica che dedichiamo all'AI generativa.
Ecco, vorrei invece dire che ChatGPT, secondo me, non serve a niente.
Non intendo che ChatGPT o le AI generative in generale siano inutili. Le uso quasi quotidianamente e sono degli strumenti che, con tutte le loro mancanze, hanno utilità pratica e reale.
Quello che voglio dire è che ChatGPT non serve a fare niente di veramente serio, come parlare del mio gatto.
A Marzo David Means ha pubblicato un pezzo sul New York Times: AI Can't Write My Cat Story Because It Hasn't Felt What I Feel.
Means pone l'attenzione sul fatto che, ovviamente, un modello di linguaggio non ha alcun sentimento. (Anche se Hinton o Sutskever o altri si chiedono se invece forse ci sia qualcosa, ma io, sinceramente, non ci credo).
ChatGPT non ha un legame con il mio gatto.
Non ci ha vissuto, non ha le mie emozioni quando lo guardo o quando ci ripenso.
E non ha nemmeno avuto quel lieve fastidio di dovergli aprire le porte, di farsi svegliare la notte o il mattino presto quando miagolava, di chiedersi se andava portato dal veterinario.
Non è stato con noi quella giornata quando Paffy era per terra, inerte, e ogni tanto miagolava,
volendo esprimere chissà cosa, con noi impotenti che ogni tanto ci avvicinavamo per le ultime carezze, incerti sul futuro.
ChatGPT non ha potuto sentire il sollievo di quando Paffy se ne è andata alla fine, che aveva il retrogusto del pensare alla vita tutto sommato piacevole che penso le abbiamo dato.
ChatGPT, di certo,
non ha sudato per seppellire il mio gatto e compiere questo atto di chiusura.
Non può ricordare i nostri altri gatti, figli e nipoti di Paffy, e di come interagivano ognuno a modo loro. Non può pensare al momento in cui lascerò questa casa.
E quindi, non mi serve. ChatGPT non può fare niente di quello che veramente conta, l'amore, e i nostri rapporti umani.
Può solo fare cose che non sono veramente utili.
Già altre volte ho visto immaginare questo scenario, in cui una persona vuole comunicare qualcosa, quindi scrive dei bullet point a ChatGPT, che li formatta una mail verbosa, della giusta formalità, che viene (si spera) ricontrollata e poi inviata.
Al suo arrivo, la persona ricevente sottopone la mail a un'altra AI, o un'altra istanza di ChatGPT, che gliela sintetizza in bullet point.
Ed eccoci qua, a inventare macchine che servono solo perché vogliamo usare altre macchine.
Ogni tanto poi qualcuno inizia a parlare di social network sintetici, ovvero di un futuro in cui avremo dei social completamente 'su misura' in cui ogni contenuto è generato da un'AI apposta per noi in quel momento. Bella merda.
Se ChatGPT non può provare niente, allora come potrebbe dire qualcosa di veramente interessante?
Cosa rende veramente bello qualcosa che vedo, sento, ascolto?
Per me, il fatto che qualcuno con un'anima l'abbia pensato, e che siamo qui a osservarlo, insieme.
È il motivo per cui io stesso ho bisogno di scarabocchiare: quando scatto una foto, scrivo una lettera, produco un video, è perché ho bisogno di far uscire qualcosa dalla mia anima, e ho bisogno che qualcuno mi possa dire
Bello!
o
Brutto!
A che servirebbe essere rinchiusi in un universo individualistico in cui tutto è apposta per me e solo per me? Lotterò per non viverci.
Io voglio qualcosa che non sia solo per me. Qualcosa con cui posso uscire da me stesso.
Guardo Sanremo perché è quella particella di cultura nazionale che possiamo condividere insieme.
Adoro TikTok e i meme perché se chiedo 'Dov'è cRust? Questa è la mole' non rido da solo, ma sono insieme a qualcuno.
Perché quando scrivo del mio gatto posso far uscire Paffy dalla sua vita finita, e posso presentarla ad altre persone.
Posso mostrare un suo frammento in dei video, o delle foto, o dei reel, e spargere la sua esistenza un po' più in là nelle nostre menti.
dei frammenti.
Postilla: ChatGPT, serve.
Vorrei autocontraddirmi subito.
Il primo dubbio che mi viene su questa riflessione è che possa essere in qualche modo abilista: forse ChatGPT o altre AI generative possono essere un mezzo con cui delle persone riescono a tirare fuori qualcosa dalla propria anima?
Può darsi. Di fatto, io ho tanti privilegi: gli strumenti per comunicare e la capacità di farlo (più o meno).
Ma credo rimanga un punto centrale: se ChatGPT serve a far esprimere una persona, vuol dire che comunque c'è una volontà che fa partire il tutto.
Penso possa valere lo stesso per l'uso dell'AI generativa nell'arte. Una fotocamera non ti rende fotografo, e un tool di AI generativa non ti rende un'artista.
L'AI fa delle immagini, non fa dell'arte.
Ma una persona può scrivere un pezzetto della sua anima con uno strumento di AI generativa e fare arte, quello sì.
(Certo, un'arte che si porta un peso di opere prese senza il consenso, ma è un altro tema che toccheremo in futuro).
Il secondo punto che vorrei esplicitare è che ovviamente il titolo è un artificio retorico: ChatGPT ha una certa utilità reale, perché può essere uno strumento per aiutarci a fare cose vere, che inevitabilmente hanno dei processi noiosi.
E allora, se ChatGPT accorcia la nostra noia e ci aiuta a esprimerci, serve.
Che ne pensate? ChatGPT serve, o non serve? Ditemi le vostre esperienze, ditemi 'bello' o 'brutto', sennò sto qui da solo.
Cosine belle
In questa lettera particolare, vi lascio tre cose particolari:
🐱 Lo abbiamo citato prima: A.I. Can’t Write My Cat Story Because It Hasn’t Felt What I Feel, sul New York Times. Vi lascio anche il mio link personale se trovaste il paywall.
🧑🍼 Questo è un pezzo illustrato favoloso, Angie Wang sul New Yorker: Is My Toddler A Stochastic Parrot?
'Stochastic Parrot' è l'espressione che nasce su un paper che parla di alcuni problemi dei modelli di linguaggio. Il pezzo racconta di Wang, madre con un bambino piccolo all'alba del rilascio di ChatGPT, e dei dubbi che si pone.
ChatGPT sa scrivere fluentemente, mentre suo figlio fa versi strani e sembra dire parole senza senso. Come sarà la vita di questa persona che nasce in un mondo pieno di AI? Se fate una cosa oggi, leggete questo.
🌲 L’ultima avventura di Otto. Io non sono generalmente una persona che piange molto, anche se sto imparando, ma porca miseria questo video mi fa proprio piangere.
Mi ha fatto piangere quando l’ho visto l’ultima volta e mi vengono le lacrime ora che lo riguardo per mandarvelo.
Non ho mai conosciuto questo gatto, ed era il primo suo video che vedevo, eppure ho pianto, perché c’era un’anima che ha scelto di registrarlo.
E noi ci vediamo presto, se vi va di leggere qualcosa che non è scritto da ChatGPT. E grazie per la lettura.
Stavolta ce lo fatta a pubblicare in due settimane
Se vuoi, condividi questa lettera con un’altra persona vera, e non AI, mi aiuta :)